mercoledì, febbraio 22, 2006

Ipotizzando Gaia

E' così che passo il tempo, oggi, mentre fuori il cielo ha deciso di farsi sempre più nero e minaccioso. Inganno il trascorrere dei minuti in attesa di posta in arrivo, che regolarmente tarda ad arrivare, ed ascolto il fruscio delle auto sulla strada bagnata.

Ho passato la mattina a documentarmi. Sulla nuova 14001/04, dato che a breve avrò una verifica. Cioè, non io, un cliente. Ed io, come al solito, verrò vessata dei più atroci crimini contro la normalità vigente. Già, perchè a me piacerebbe fare le cose per bene (a modino, direbbe Maxkey). Ed invece devo fare le cose di corsa, senza i supporti necessari richiesti e senza che la gente sia realmente consapevole delle cose da fare. Perchè tanto io risolvo i casini, è il mio lavoro. Ma il cliente non è consapevole ne' del mio lavoro ne' di ciò che realmente andrebbe fatto. Sarà consapevole solo del rinnovo del BOLLLINO BLU e della fattura a fine mese.

Un anno fa non mi sarei nemmeno sognata di dire certe cose. Un anno fa seguivo le direttive, sicura che chi le avesse decise avesse comunque discusso i pro ed i contro di certe decisioni ed avesse valutato i rischi e le priorità, nonchè le necessità esatte delle tipologie di intervento. Come si direbbe con la 9001: riesame delle necessità del cliente e dei requisiti del prodotto.

AVOGLIA. Le cose si fanno per necessità impellenti e non programmandole. Non dico che tutto debba essere programmato... povera la mia capacità di problem solving, sarei solo una previdente-preveggente che anticipa il problema... in fondo, già il giorno in cui ho discusso la tesi mi sono beccata la fama di CASSANDRA (però 2 anni fa sperimentarono la verità delle mie conclusioni obbligando i cittadini ad un uso limitatissimo della risorsa acqua, data la precarietà delle riseve: TE L'AVEVO DETTO, IO!).

Mi riprendo.

Oggi Maximilian I, l'altro mio collega (oltre a Maxkey) mi ha mandato il link al blog di Beppe Grillo, dove si parlava del lavoro. A progetto, ovviamente. Un sacco di commenti, un sacco di gente che si lamenta, a ragione, della situazione. Mi è preso un attacco di claustrofobia, mentre la mente elaborava (alla velocità che solo il pensiero di uno che non sta facendo nulla può avere) i dati che mi venivano offerti sotto forma di parole, lamenti, insulti. Inserendo le variabili date dalla mia propria situazione e ponendo le condizioni necessarie e sufficienti a vivere, io dovrei guadagnare circa 2500€ al mese per poter realizzare il mio sogno di comprarmi una casa, piccina, 2 stanze e mezzo e senza garage. Ora ditemi voi con un contratto progetto di 1100€ lordi al mese dove spero di andare.

Eppure la speranza non cede alla tentazione. Nonostante il cielo grigio e freddo che fa da copertina all'umore presente, la speranza dice che un giorno o l'altro ci potrei riuscire. Per esempio: sto facendo un master di COMUNICAZIONE AMBIENTALE, la Regiona Toscana ha approvato la mia richesta di finanziamenti (anche se i 4000€ li riceverò quando le cose saranno finite), farò lo stage presso il CNR, studiando il caso di una bonifica di un sito inquinato, il mio sogno da una vita. Ok, è solo uno stage, ma forse riuscirò a ricavarne informazioni tali da poter cominciare a lavorare nel campo senza dover passare le forche caudine ed essere trattata sempre come una che ha un ottimo CV (tre pagine, dico io, di esperienze dirette ed indirette) ma ha sempre qualcosa che manca. Il fatto però è che ho quasi 40 anni e quindi il "prima o poi" si risolverà verso i 50...
Sarò impenitente, ma sarei contenta. Sarei contenta di sapere di aver fatto, almeno una volta, la cosa che voglio fare da una vita.

La poesia che segue è un po' più pessimistica di me. Come scienziato, dovendomi basare sui fatti, non dovrei avere tutta questa dose di speranza e fiducia nel domani. Come essere umano mi rendo conto che se voglio vivere devo VIVERE E NON VEGETARE. E soluzione migliore dell'impegno non l'ho mai trovata. E l'impegno mi viene da una certa fiabesca convinzione che sto facendo qualcosa non solo per me ma per tutti quelli che vivono con me. Un po' IPOTESI GAIA di Lovelock. Un po' AIUTATI CHE IL CIEL T'AIUTA di mia nonna.

Requiem ("A Man without a Country" by Kurt Vonnegut)

The crucified planet Earth,
should it find a voice
and a sense of irony,
might well now say
of our abuse of it,
"Forgive them, Father,
They know not what they do."

The irony would be
that we know what
we are doing.

When the last living thing
has died on account of us
if Earth could say,
in a voice floating up
perhaps
from the floor of the Grand Canyon,
"It is done."
People did not like it here.

1 commento:

Amministratore del sito ha detto...

Girovagando tra i blog... Eccomi da Te.E' Interessante quello che scrivi e come lo scrivi...
Un bacio
Vincenzo