martedì, maggio 09, 2006

… mi scoccio… >:[…

Alcuni giorni fa sono stata impegnata a cercare una definizione che si confrontasse bene con il mio stato. Ho pensato a lungo alla parola quiete. Pensavo alla definizione di stato di quiete, uno stato in cui un corpo rimane se non viene sollecitato da cause esterne. Come il vegetare, pallido ed assorto,di Montaliana memoria… come il lento e tranquillo scorrere della vita, senza scossoni che incidano sulla traiettoria intrapresa. Nessuna pressione esterna, nessuna forza contraria a quella che mi faceva muovere. Sì, quiete intesa come moto rettilineo uniforme: nessuna accelerazione, nessun ostacolo che cambi il tragitto diritto che sto percorrendo. Vivere così, senza sogni e speranze, senza emozioni, nessun dolore e nessun piacere. Pensavo di voler vivere così almeno per un po’, perché era quello che sentivo dentro, come se stessi solo andando, quasi senza una meta e senza un perché… ma il moto rettilineo uniforme è una vera utopia: nella realtà esistono gli attriti e nessuna strada e così liscia e diritta per sempre.

“…Sto pensando a camminare, non mi importa di arrivare; non ho un posto ne’ una meta, una mia stella cometa…” (Ustmammo’)

Quindi mi sono ritrovata a considerare altri pensieri, molto più tesi ed ingarbugliati, molto più.. inquieti. Pensieri che mi spingono verso decisioni che al momento non posso prendere, pensieri che mi indulgono in riflessioni non necessarie, assolutamente non adatte al momento. So che prima o poi il nodo verrà al pettine e la corda tesa arriverà al limite di resistenza e so che quel giorno sarò preparata, perché mi aspetto la catastrofe o comunque il cambiamento. Non oso sperare che stavolta sia un cambiamento totale oppure no. Il cuore dice che ne avrei bisogno, una scossa notevole ed improvvisa, inaspettata eppur sperata. Il cervello crede, al contrario, che sia meglio un cambiamento graduale, deciso ma programmato…

“…figlia indiscreta della noia, memoria, memoria cessante, le nuvole della tua polvere non c’è vento che se le porti via…” (Ungaretti)

Intanto nella mia mente la notte scorrono sogni di immagini e di suoni. Suoni in cui mi rendo conto che c’è la ricerca di un’intimità con me stessa, che purtroppo si prosciuga di parole e di fiato, mentre perdo momenti come i libri che non riesco a leggere, mente arida di sentimenti che non si guarda a fondo, che non vuole sentire il tremore che scuote il cuore quando mi rendo conto del tempo che scorre…. Un attimo in cui vivo, in cui i pensieri si confondono e si mescolano tra speranze e realtà, mentre perdo i rari messaggi che la vita mi invia, come se il radar non fosse acceso quando arrivano e ne sento solo echi che non so decifrare, come movimenti di cui non conosco la destinazione, inquadrature che non ho messo a fuoco. E vorrei essere connessa durante questo viaggio senza limiti e confini ad una gravità non comune, che mi renda uno dei due corpi che SI AMANO DELLO STESSO AMORE.

Intanto senza proferire parole ascolto il rumore dei miei passi sulla strada, lascio al tempo la facoltà di decidere di me, mi muovo incontro a giorni sperando di avere spazio per decidere e lascio la voce ad improvvisare il canto…


Forse sta a pochi metri da me quello che cerco e vorrei trovare
La forza di fermarmi
Perché sto già scappando mentre non riesco a stringere più a fondo e ora che sto correndo
Vorrei che fossi con me che fossi qui
Sento a pochi metri da me quello che c'era e vorrei trovare
La forza di voltarmi
Perché se stai svanendo io non ci riesco a stringere più a fondo ora che sotto il mondo
Vorrei che tu fossi qui che fossi qui (Subsonica)