Bollettino della neve
Sto aspettando invano l'inverno. Che poi, manco a dirlo, arriverà tutto in una volta e mi ritroverò una domenica pomeriggio a fare il fatidico cambio dell'armadio.
Sto aspettando l'inverno, non ne posso più di questo tempo incerto stazionario, di questa falsa primavera che ci illude, di questo "giro con la maglietta ma mi porto dietro il pullover?".
Voglio un tempo definito. Smettiamo di vivere in questo imperfetto metereologico che mi fa uscire fuori di testa.
Soprattutto perchè, se almeno questa cosa fosse ASSODATA, almeno avrei un punto fermo, invece di sentirmi come appesa ad uno di quesi sostegni che si trovano sugli autobus, che alla prima frenata brusca ci ritroviamo a franare addosso al vicino di turno, sperando che sia abbastanza comprensivo per lo stato di non equilibrio in cui ci troviamo.
Diciamo che al momento sono stanca di trovare punti fermi per me e per i miei. Così stanca che, dopo 3 giorni di mal di testa, il dottore mi ha prescritto un antidepressivo. Io, quella che vede i raggi di sole al di là delle nubi, sorretta da un antidepressivo!!! Be', se la dose di serotonina autoprodotta non è sufficiente a tranquillizzarmi dovrò accettarne dall'esterno...
Nel frattempo ho finito di leggere un libriccino veramente carino, utile in casi come questo, anche se avrei voluto avere almeno il tempo di metterlo in pratica (e mi sa che dalla prossima settimana lo faccio). Non è per fare pubblicità all'autore, esimio professore di "Fondamenti delle discipline psicologiche orientali" a Genova, tal GIULIO CESARE GIACOBBE (uno con un nome così doveva avere dei grossi complessi da piccino!!!), ma secondo me fa comodo leggerlo e tenerne di conto. Il titolo è semplice ed efficace: "COME SMETTERE DI FARSI LE SEGHE MENTALI E GODERSI LA VITA". E vi assicuro che per almeno i tre quarti del libro siete piegati in due dalle risate...
L'unica cosa che non mi spiego è quello che mi succede ora: ho retto durante tutto il tempo in cui le cose non andavano bene, ho tenuto duro, ho elargito sorrisi e dispensato coraggio e forza mentre il resto della famiglia sembrava sull'orlo del baratro, ed ora che le cose SEMBRANO migliorare (una polmonite è una cosa seria dopo 3 operazioni, ma di fronte al coma mi pare nulla), ecco, io sono crollata, come se avessi finito la benzina, fuso il motore, rotta la cinghia di distribuzione. Ora che IO SERVIREI INTEGRA ED EFFICENTE A ME STESSA (leggi lavoro oltre alla tesi del Master da discutere il 3 Novembre) io sono a pezzi....
Voglio una vacanza... oppure la neve, e la sua sensazione di riposo e calma, di lentezza e silenzio. E di speranza della primavera... quella vera.
Sto aspettando l'inverno, non ne posso più di questo tempo incerto stazionario, di questa falsa primavera che ci illude, di questo "giro con la maglietta ma mi porto dietro il pullover?".
Voglio un tempo definito. Smettiamo di vivere in questo imperfetto metereologico che mi fa uscire fuori di testa.
Soprattutto perchè, se almeno questa cosa fosse ASSODATA, almeno avrei un punto fermo, invece di sentirmi come appesa ad uno di quesi sostegni che si trovano sugli autobus, che alla prima frenata brusca ci ritroviamo a franare addosso al vicino di turno, sperando che sia abbastanza comprensivo per lo stato di non equilibrio in cui ci troviamo.
Diciamo che al momento sono stanca di trovare punti fermi per me e per i miei. Così stanca che, dopo 3 giorni di mal di testa, il dottore mi ha prescritto un antidepressivo. Io, quella che vede i raggi di sole al di là delle nubi, sorretta da un antidepressivo!!! Be', se la dose di serotonina autoprodotta non è sufficiente a tranquillizzarmi dovrò accettarne dall'esterno...
Nel frattempo ho finito di leggere un libriccino veramente carino, utile in casi come questo, anche se avrei voluto avere almeno il tempo di metterlo in pratica (e mi sa che dalla prossima settimana lo faccio). Non è per fare pubblicità all'autore, esimio professore di "Fondamenti delle discipline psicologiche orientali" a Genova, tal GIULIO CESARE GIACOBBE (uno con un nome così doveva avere dei grossi complessi da piccino!!!), ma secondo me fa comodo leggerlo e tenerne di conto. Il titolo è semplice ed efficace: "COME SMETTERE DI FARSI LE SEGHE MENTALI E GODERSI LA VITA". E vi assicuro che per almeno i tre quarti del libro siete piegati in due dalle risate...
L'unica cosa che non mi spiego è quello che mi succede ora: ho retto durante tutto il tempo in cui le cose non andavano bene, ho tenuto duro, ho elargito sorrisi e dispensato coraggio e forza mentre il resto della famiglia sembrava sull'orlo del baratro, ed ora che le cose SEMBRANO migliorare (una polmonite è una cosa seria dopo 3 operazioni, ma di fronte al coma mi pare nulla), ecco, io sono crollata, come se avessi finito la benzina, fuso il motore, rotta la cinghia di distribuzione. Ora che IO SERVIREI INTEGRA ED EFFICENTE A ME STESSA (leggi lavoro oltre alla tesi del Master da discutere il 3 Novembre) io sono a pezzi....
Voglio una vacanza... oppure la neve, e la sua sensazione di riposo e calma, di lentezza e silenzio. E di speranza della primavera... quella vera.