domenica, ottobre 16, 2005

Swept away

Oggi scrivo in italiano, perché per scrivere in inglese devo avere chiare le cose, almeno dentro di me... E oggi dentro di me c’è un caos danzante in passi sparsi, fatto di ricordi di momenti e sensazioni che ancora non si placano e si tormentano a vicenda e mi sorprendono di incessanti sussulti.

Stanotte ho fatto le 4 a casa di un amico a parlare... giuro, quando a mezzanotte mi ha invitata a salire a casa sua ho immaginato ben altro finale... invece siamo stati 4 ore a parlare... di me, più che altro... oh, si, lui ha parlato di sé, delle sue esperienze e della sua vita nelle fasi precedenti, ma è stato bello ascoltare come la sua voce arrivava crescendo a creare quei suoi finali sospesi, in modo tale che io potessi riempirli con le mie sensazioni, potessi dire che cosa pensavo e intessere quello speciale caos di sentimenti che ancora sento.

Siamo stati 4 ore semisdraiati sul divano, con i suoi piedi tra i miei, nessun altro contatto se non questo; a volte le mani tendevano a sfiorarsi mentre cambiavamo posizione, ma nessun altro tipo di movimento da entrambe le parti.

Mi ha fatto vedere la sua casa, che ha praticamente ricostruito da solo. Già all’ingresso mi sono innamorata di quel muro bianco sovrastato da una banda azzurro intenso... ho pensato al cielo, ad un fresco cielo limpido in primavera...
Poi mi ha mostrato il resto della casa, le soluzioni che ha trovato per renderla quel nido accogliente che è adesso. Mi sono sorpresa per i vasi di piante grasse attaccati al muro della sua stanza, dipinta in un rilassante verde chiaro, ho invidiato, e gliel’ho pure detto, il quadro in cucina, che ha creato lui stesso, un muro a mattoni con un vaso attaccato, come se fosse un muro esterno... e la terrazzina interna, come un piccolo chiostro racchiuso tra il segreto delle mura della casa, da dove stare a vedere quel quadrato di cielo in assoluta pace. Adoro tutto di quella casa, forse non il muro rosso della zona pranzo.. ma, mi sono detta, mica ci devo vivere... ed invece lo vorrei.

E con questi sentimenti contrastanti ho convissuto tutte le 4 ore passate con lui. Come se stessi vivendo su un onda e non sapessi bene se la marea mi stava portando a casa o alla deriva.
E quando il sonno ha reclamato il suo debito e lui mi ha proposto di restare a dormire lì, perché era veramente tardi e si mostrava preoccupato che mi potessi addormentare durante il tragitto, ho deciso di non accettare l’offerta. Per un sacco di buone ragioni. Certo, molto analitiche, non spontanee ed istintive come al solito, ma prese con la dovuta distanza che si conviene ad una situazione non chiara.

E’ stato bellissimo parlare con lui e scoprire che lui ha chiare di me cose che io tuttora non capisco. Solitamente sono io quella che cerca di analizzare il comportamento della gente per capire come agire e come far si che le cose che faccio, o che devo fare, non facciano loro male... come il convincere i miei clienti che certe cose, pur obbligatorie e per questo non facilmente accettabili, sono solo il male minore... questa volta c’era qualcuno che faceva questo lavoro su di me...

Come abbiamo fatto a parlare di geologia strutturale, di strutture a domo, di canali anastomizzati e poi di Battiato, di Ungaretti e di Leopardi? Come siamo passati da discorsi sul suo viaggio in bici in Francia al suo punto debole: “Purtroppo quando c’è la combinazione di questi tre fattori, una bella donna, una bella voce e della buona musica, io non ho speranza di uscirne vivo: perdo la testa e non vivo senza quel contatto.”. Non parlava di me ma ho visto il suo sguardo aprirsi in un sorriso timido quando l’ho guardato sorpresa dalle sue parole.. “una bella donna, una bella voce e della buona musica”, praticamente me, anche se non mi sono mai giudicata bella... simpatica e diversa, si, e con una bella voce, che so modulare e che uso per incantare...
E mi sono sentita così: una sirena incantatrice, mentre raccontavo di me e delle mie sensazioni più vive, e lui rispondeva con parole, sorrisi e sguardi intensi, che mi facevano bloccare su ogni passo che stavo per fare, per fermarmi a pensare che cosa potessero causare quelle sensazioni intrecciate a quei sorrisi.

E quando, sulla porta di casa, mi ha abbracciata, avrei voluto che mi trattenesse lì. L’ho ringraziato della bella serata emi sono scusata per essere stata sicuramente logorroica, ma mi ha detto che per lui era stato importante perché aveva ricevuto risposte a moltissime domande...

E sono qui, adesso, che ascolto Chris Wilson, un cantautore di LA, sentito una sera lungo le strade di Santa Monica, in California. Anche di lui mi sono innamorata: della sua voce delicata e dolce, della sua musica particolarmente armoniosa, dell’incessante rift della chitarra, delle sensazioni di pace che ogni brano contiene e sussurra. E mi faccio mille domande a cui non so trovare risposta. E più di tute una: perché devo trovare una persona così perfetta per quello che vorrei e questa non può essere per me, perché ha tutto quello che voglio da un uomo, ma sento che, se succedesse qualcosa, lo terrei nascosto perché mi vergognerei di dire che siamo qualcosa in più di due amici?

Eppure quando sorride si apre un cielo azzurro e quando ride la sua risata è una cascata di cristalli, e quando mi guarda tenendo la testa inclinata mi sento come un pezzo unico, raro e prezioso... e mi dice cose come se avesse già guardato dentro di me ed avesse visto l’oro nascosto persino ai miei occhi ed al mio cuore.

Mi conosco, so che potrei innamorarmi di una persona che mi tratta così... ma so che non devo... perché...



Perché lui non è quello che voglio e non voglio che sia solo un sostituto momentaneo, un fuoco presto consumato.. non se lo merita.. una persona dolce e corretta come lui si merita molto di più di una insicura bisognosa di conferme e sempre in cerca del suo raggio di sole come me.




(per saperne di più su Chris Wilson, che lo merita davvero, puoi vedere il sito; è ancora in construzione, ma puoi ascoltare e scaricare alcuni brani e sono sicura che ti piacerà... www.wrecords.com)

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